domenica 20 maggio 2012

Le sorelle Fontana

Zoe, Micol, Giovanna Fontana, nacquero a Traversetolo in provincia di Parma all’inizio del Novecento. Seguendo la tradizione  sartoriale della famiglia, e incoraggiate dai genitori che credevano nel loro talento, cominciarono fin da bambine a cucire abiti ma, insoddisfatte dell’ambente provinciale, decisero di allargare i loro orizzonti. Zoe, forse la più intraprendente delle tre, decise di affidarsi alla sorte: alla stazione di Parma prese il primo treno che passava e che era diretto a  Roma. Nella capitale cominciò a lavorare presso la sartoria Zecca, chiamando poi la madre e le sorelle a raggiungerla.  I primi anni nella città furono duri: non conoscevano nessuno e avevano affidato alla portinaia  l’incarico di fare le pubbliche relazioni. Le clienti non si fidavano e le sorelle dovettero comperare i tessuti e proporre i loro modelli. Finalmente riuscirono a catturare l’attenzione  di Gioia,  la figlia di Guglielmo Marconi, cui seguirono Edda Ciano e le principesse Torlonia.  Nel 1943 aprirono un piccolo atelier in via Liguria puntando subito sull’alta moda. Incoraggiate da questi primi successi iniziarono ad allargare la loro clientela vestendo i più bei nomi dell’aristocrazia: avevano gusto, intuizione, sapienza artigianale, credevano nell’abito come forma d’arte. Guardavano a Parigi, allora il centro della moda internazionale, ma cercavano anche di ricreare una linea italiana svincolata dal gusto francese. Alla fine della guerra il grande colpo di fortuna: l’attrice americana Linda Christian si fece confezionare da loro l’abito da sposa per sue le nozze con Tyron Power.  
L’evento ebbe risonanza mediatica: il bellissimo attore, detto “Ty il magnifico”, desiderato da migliaia di donne nel mondo, si sposava a Roma con una stellina di Hollywood, a due passi dal luogo dove era stato pugnalato Giulio Cesare. La folla era immensa, la ressa indescrivibile. L’abito di Linda, con un corpetto in pizzo e lo strascico, era completato da una gentile cuffietta di linea rinascimentale da cui partiva un lungo e soffice velo. Il vestito piacque immediatamente: era il tipo d’abito prezioso che poteva soddisfare il gusto della nobiltà romana e quello delle numerose attrici americane o internazionali che lavoravano a Cinecittà, allora in pena espansione. Era il periodo di “Vacanze romane”, “Tre soldi nella fontana”, la “Dolce vita”. La moda italiana si stava espandendo e le tre sorelle si trovarono al centro dell’attenzione : d’ora in poi i loro abiti furono i più ambiti dalle attrici dello star sistem. Mirna Loy, Barbara Stanwich, Michelle Morgan, Elizabeth Taylor e soprattutto Ava Garden diventarono clienti fisse dell’atelier. A loro si affiancarono donne celebri: Evita Peron, Grace Kelly, Margaret Truman, figlia del presidente degli Stati Uniti, Maria Pia di Savoia, che si fecero fare da loro il suo abito da sposa. In seguito anche Jacqueline Kennedy, Marella Agnelli e Soraya  indossarono le loro creazioni.
Trasferito nel 1957 l’atelier in via San Sebastiano, le Fontana furono convocate alla Casa Bianca in rappresentazione dell’Italia alla manifestazione “La moda nel Mondo”. Micol  racconta ancora aneddoti divertenti del periodo: per lei provinciale gli Stati Uniti erano incredibili e lei guardava i grattacieli fino a farsi male al collo.  Non sapeva parlare inglese, non era conosciuta e per farsi notare si tinse i capelli di verde presentandosi in tal modo alla prima di un’opera di Verdi al al Metropolitan di New York. Ma i grandi costumisti del cinema come Adrian o Edith Eadh furono affascinati dal suo lavoro.
Intanto a Firenze il marchese Giovan Battista Giorgini, abile uomo d’affari, antiquario e appassionato d’arte, aveva capito l’importanza dell’abbigliamento e stava organizzando la prima presentazione di moda italiana per compratori esteri, il “First  italian high fashion show”. La manifestazione, in un’epoca in cui l’Italia stava uscendo dalle rovine della guerra e avviandosi verso il boom economico, ebbe successo. Seguì – sempre organizzata da Giorgini – l’importante sfilata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, che avrebbe dato avvio al made in Italy. Le sorelle Fontana erano presenti con le loro creazioni.
Il loro successo era ormai travolgente: famose per gli abiti da sera, gli abiti da sposa, quelli da cocktail, diventarono importanti soprattutto per gli abiti stampati tratti da opere di artisti. Progettarono inoltre le uniformi per la nostra compagnia di bandiera, l’Alitalia. Tra le loro creazioni famose il celebre abito da prete che doveva essere indossato da Ava Gardner in un film che non fu mai realizzato e che fu invece messo addosso ad Anita Ekberg nel film “La dolce vita”, per la cui ideazione dovettero chiedere il permesso al Vaticano. Nel 1960, su insistenza dei compratori americani, lanciarono una loro linea di prêt-a-porter a cui si aggiunsero poi accessori, pelletteria, bigiotteria, biancheria da bagno e infine il profumo “Micol”.
Ritiratasi nel 1992 dal mondo della moda dopo aver ceduto il marchio, l’ultima delle celebri sorelle, Micol, ha dedicato la sua vita alla costituzione della Fondazione, che organizza eventi legati alla moda e raccoglie un’importante collezione di vestiti usciti dall’atelier.
Nella loro lunga carriera le sorelle Fontana hanno incassato numerosi premi e riconoscimenti. I loro modelli sono esposti nei più importanti musei internazionali e nelle collezioni private.

 
Bibliografia essenziale:
Guido Vergani: Dizionario della Moda, Baldini Castoldi Dalai editore, Milano 2010
Pia Soli: Il Genio antipatico, Mondadori Editore, Milano, 1984



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